di aurore e tramonti nei campi
sapevano e di crepe e di zolle,
come del pane nero mangiato
all’ora di Pan ed al frinir di cicale…
quelle sue mani come il suo viso
scavato da solchi di lacrime asciutti
dal male umano conosciuto.
Non conoscevano stanchezza
né sapevano di costosi unguenti,
usavano all’apprestare dell’alba
frugare leste nel rosaio
e coprirsi di rugiada
mentre le spine facevano loro
un inchino. Prezioso dono
dei doni è sempre stata
quell’antica Donna e nuova.
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